Madonna delle Grazie di Carrara
Raffigurazione tipica delle Maestà che fa riferimento all’affresco – del secolo XVI – presente nella Chiesa delle Grazie di Carrara (la cui costruzione fu avviata nel 1620) originariamente presente nella Cappella del Palazzo del Principe a Groppoli; per volontà di Carlo Cybo Malaspina l’affresco venne rimosso e trasportato nella Chiesa delle Grazie. Raffigura la Vergine in un trono rialzato a figura intera, coronata e con il Bambino in piedi sulle ginocchia: caratteristica la postura della Vergine che appare quasi di profilo. Vedi tela originale

Madonna di Caravaggio
La tradizione colloca nel 1432 la miracolosa apparizione della Vergine a Caravaggio (Lombardia) ad una giovane contadina: all’epoca quel territorio era teatro di aspri conflitti fra Milano e Venezia per il possesso dell’area di Gera D’Adda.  La Vergine chiese la fine del conflitto con conseguente pentimento dei peccati e la costruzione in quel luogo di un santuario: al termine dell’apparizione fece scaturire una fonte prodigiosa che divenne luogo di pellegrinaggio e di cura. L’iconografia fa riferimento ad un affresco presente a Milano su di un muro a poca distanza da via Monforte, che appare come la più antica rappresentazione dell’evento miracoloso in quanto nella raffigurazione della città alle spalle delle figure non compare ancora la cupola del Santuario, risalente al 1575. La Vergine è rappresentata in ambiente naturale, in piedi, velata, mentre è rivolta alla giovane veggente ed alza la mano benedicente.

Madonna di Costantinopoli
Per la città di Costantinopoli la Vergine Maria fu proprio patrona e protettrice. La sua popolarità crebbe in maniera smisurata con il passare dei secoli, sovrapponendosi e poi soppiantando quella degli altri santi.
Il titolo mariano di Nostra Signora di Costantinopoli è generalmente legato all’arrivo in Occidente di immagini della Vergine portate da monaci in fuga da Bisanzio, prima a causa delle persecuzioni iconoclaste e poi per la caduta di Costantinopoli.
Essendo il titolo legato a immagini di origine bizantina, le varie Madonne di Costantinopoli sono repliche dei più comuni esemplari iconografici orientali: la Blachernitissa (Maria in atteggiamento di orante, a volte con l’immagine del bambino Gesù all’altezza del ventre), l’Hodigitria (la Vergine che regge in braccio il Figlio e lo indica), la Nikopoia (Maria seduta in posizione frontale, con il bambino in grembo), la Glykophilousa e l’Eleousa (varianti dell’Hodigitria, con la Vergine che accosta la guancia a quella di Gesù).
Nelle leggende dell’arrivo di tali icone in Occidente, ricorre il topos letterario di due calogeri (monaci) che portano in salvo via mare l’immagine della Vergine nascosta in una cassa: per questo motivo, nelle rappresentazioni di Nostra Signora di Costantinopoli spesso l’immagine della Vergine con il Bambino appare spuntare da una cassa portata in spalla da due anziani religiosi. (da Wikipedia)

Madonna di Loreto
Vergine con il Bambino.  A Loreto –  nelle Marche – si trova la casa della Vergine lì trasportata, secondo la tradizione, dagli Angeli nel 1296 proveniente da Nazareth. L’iconografia tradizionale, che deriva da un’immagine lignea medievale paludata in stoffe preziose e ornata da collane andata perduta in un incendio nel 1921 e attualmente sostituita da una copia, la rappresenta avvolta in una pesante tunica conica spesso finemente decorata a racemi con una o più collane preziose che possono avere pendenti a croce.  La Vergine porta una corona e con lei il Bambino.   A volte calza il triregno – tiara papale a tre corone sovrapposte. Caratteristica la postura del Bambino che sembra emergere dall’abito della Madre. Molto spesso il Bambino tiene nella mano il Globo terrestre con croce sommitale.  A volte nella scena è presente un profilo della stessa Santa Casa e/o le caratteristiche lampade a olio pendenti presenti a Loreto. Vedi immagine originale

Traslazione della Santa Casa di Loreto
In questa iconografia viene rappresentata la storia del miracoloso trasporto della Santa Casa di Nazareth a Loreto: nella maggioranza dei casi  la Madonna col Bambino viene raffigurata sopra la Casa accuratamente descritta con molti dettagli architettonici e sono frequentemente presenti gli angeli trasportatori.

Madonna di Lourdes
Culto nato a Lourdes – Francia – a seguito delle numerose apparizioni della Vergine avvenute nel 1858 alla pastorella Bernadette e delle quali la Chiesa ha successivamente riconosciuto la veridicità.  Sul luogo dell’evento sorge oggi un imponente Santuario meta di credenti e pellegrini che invocano la guarigione, spirituale e fisica, anche immergendosi nelle piscine della sorgente indicata dalla Vergine. L’iconografia classica fa riferimento all’immagine descritta dalla Veggente. La Vergine con il rosario in mano è rappresentata in piedi all’interno di una grotta con il manto e la cintura.  A volte è presente la pastorella a lato.

Madonna di Montenero
La storia attribuisce al pittore Iacopo di Michele detto il Gera il quadro della Vergine di Montenero che si presume dipinto attorno al 1341 mentre la leggenda vuole che il culto prendesse l’avvio attorno al 1345 quando un pastore storpio trovò l’immagine miracolosa di Maria e la portò sul Monte Nero (Livorno), all’epoca infestato dai briganti, affidandola a degli eremiti. Ben presto crebbe la fama miracolosa dell’effige attirando folle di pellegrini. La Vergine viene rappresentata seduta in trono velata e coronata con il Bambino, vestito, in grembo. Sul braccio della Vergine è posato un uccellino.  Vedi immagine originale

Madonna di Pompei
Rappresenta una variante tarda, fine ‘800, della Madonna del Rosario e fa riferimento ad una tela, oggi attribuita alla scuola di Luca Giordano e risalente al XVII secolo, che ritrae la Vergine coronata in trono con il Bambino mentre porge il rosario a S. Caterina da Siena mentre il Bambino lo offre a S. Domenico. Vedi dipinto originale

Madonna di Provenzano o del Conforto
Questa iconografia nasce come Madonna di Provenzano prendendo il nome il nome dalla nobile famiglia dei Provenzano e quindi dal rione omonimo: è un busto in terracotta che rappresenta la Vergine Patrona di Siena.  La leggenda vuole che fosse collocata nel rione una immagine in terracotta della Vergine in una rappresentazione della Pietà, a metà del ‘500, durante l’occupazione spagnola, un archibugiere sparò contro l’immagine distruggendola parzialmente.  Rimase però ucciso sul colpo ed il  busto mutilato venne assunto a simbolo dell’occupazione della Città e fatto oggetto di grande culto – successivamente durante l’ottocento fu rivestito in lamina d’argento.
Due secoli più tardi, il 15 febbraio 1796 ad Arezzo, da giorni sconvolta da continui eventi sismici, improvvisamente un’immagine della Madonna di Provenzano in terracotta presente all’interno di una mescita cominciò ad ardere di luce propria vivissima mentre alcuni avventori la stavano pregando.  Quando la luce si estinse le scosse di terremoto cessarono definitivamente e l’immagine divenne oggetto di grande culto e rinominata Madonna del Conforto, per il sostegno apportato alla città.
Nelle maestà la dedicazione a questa iconografia testimonia la necessità di un culto per la protezione dai terremoti, eventi storicamente frequenti in un territorio fortemente sismico come quello della Lunigiana Storica.

Madonna di Reggio
Culto nato a Reggio Emilia dove questa Vergine viene definita “della Ghiara” dalla località nella quale apparve e dove fu eretto un Santuario.  Dal 1596, quando un’effige della Vergine giunse miracolosamente nella casa, in Fivizzano, di una devota gravemente ammalata (originaria del paese di Caugliano da cui il fatto viene ricordato come miracolo della caugliana) risanandola completamente, il culto si diffuse per tutto il fivizzanese e dintorni.  La Vergine è rappresentata in ambiente esterno, a volte fra fiori e piante, seduta su una pietra mentre con le mani giunte è rivolta in adorazione verso il bambino seduto di fronte a lei. Quasi costantemente è presente la scritta: QUEM GENUIT ADORAVIT (adorò colui che ha generato). L’immagine xilografica originale è custodita in una teca d’argento sull’altare maggiore della Chiesa Prepositurale di Fivizzano divenuta Santuario Mariano.

Madonna di Soviore
La storia racconta che nell’anno 641. quando le orde longobarde si stavano pericolosamente avvicinando, gli abitanti dei villaggi di Soviore – La Spezia / Cinque Terre – prima di fuggire seppellirono per salvarla la loro statua della Madonna. Solo cento anni dopo, il 7 luglio 740, il parroco che stava cacciando all’alba notò una colomba volare in un buco nel terreno dove, successivamente, sotto una lastra di arenaria, fu rinvenuta una statua lignea: in quello stesso luogo venne eretto un Santuario, il più antico della Liguria. Non essendo rimasta traccia della statua originale attualmente l’immagine venerata è un’icona lignea gotica del 1400 rappresentante una Pietà: in questa rappresentazione molto commovente la Vergine seduta in trono, velata, sostiene fra le braccia il Cristo morto raffigurato come un adulto ma dalle dimensioni di un bambino, completamente contenuto in grembo alla Madre.

Madonna “Maria Ausiliatrice”
L’invocazione “Auxilium christianorum, ora pro nobis” appare la prima volta nel 1576 e approvata successivamente nel 1601 da papa Clemente VIII. Secondo la tradizione tale invocazione fu inserita dopo la vittoria del 1571 contro gli Ottomani a Lepanto.  Il termine Ausiliatrice fu spesso equiparato a “Avvocata, Soccorritrice e Mediatrice”. La festa di “Maria Aiuto dei cristiani” venne istituita da Pio VII nel 1815. La devozione fu però propagata da Giovanni Bosco che la scelse come patrona principale dell’Ordine dei Salesiani.
Iconografia: Madonna stante col Bambino sul braccio sx, vestita di una tunica rossa e mantello blu, lo scettro nel pugno dx, capelli sciolti, corona con la stella e aureola con dodici stelle.
Assimilabile alla Madonna Ausiliatrice, se pure con iconografia diversa, è il culto alla Madonna dell’Aiuto. Vienna era appena scampata all’assedio dei Turchi (1683) con una vittoria dell’esercito cristiano attribuita a “Maria Hilf”, “Maria l’aiuto”, vale a dire “Ausiliatrice dei cristiani”. In ringraziamento per quella vittoria, papa Innocenzo XI dedicò il 12 settembre al SS. Nome di Maria.  Le immagini dell’Ausiliatrice si diffusero in Austra, Gemania ed anche in tutto il Tirolo italiano.  L’iconografia si ispira alla pala d’altare che si trova nel santuario di Innstadt, sobborgo di Passavia (Baviera), a sua volta ispirata alla Mariahilf di Lucas Cranach il vecchio che oggi orna l’altare maggiore nella cattedrale di Innsbruck.

Madonna “Sedes Sapientiae”
Titolo rivolto alla Vergine Maria, dal secolo XII in poi, nelle Laudi o Litanie mariane per esaltarne l’eterna Sapienza nelle cose che riguardano Dio nel mentre viene esaltata la  Sua funzione materna. Di fatto “in gremio Matris sedet Sapientia Patris”: nel grembo della Madre risiede la sapienza del Padre.
Nell’iconografia tradizionale delle maestà è rappresentata stante – in piedi in postura statuaria – mentre presenta al Mondo il piccolo Gesù nudo o vestito come un giovane re, e tiene in mano il Libro; non vi è ancora fra la Madre e il Figlio l’espressione di quella tenera relazione che troveremo più avanti nelle rappresentazioni.

Madonna “Stella Maris”
Si tratta di uno dei più antichi appellativi di Maria.  L’idea della Vergine come Stella polare in grado di orientare i naviganti è stata assunta dalle popolazioni cattoliche residenti sulle coste come riferimento iconografico. La Vergine è rappresentata in piedi con una o più stelle sul capo a mani giunte e con gli occhi al cielo.

Madonna “Virgo Regina”
Una variante iconografica del modello “Sedes Sapientiae” è rappresentata  dalla raffigurazione della Vergine con la corona e lo scettro per sottolinearne la dignità di Regina dei Cieli.  Abbiamo scelto pertanto di identificare questa variante, non molto comune, con l’epiteto di VIRGO REGINA.
La diffusione di questa iconografia si colloca fra la seconda metà del sec.XVI e la prima del sec. XVII

Pietà
In questa iconografia è rappresentata la Madonna seduta frontalmente che sorregge in grembo o fra le braccia il corpo di Gesù appena deposto dalla croce.  Rara la presenza di altre figure

 

Incoronazione di Maria
L’evento dell’Incoronazione di Maria  viene descritto come immediatamente successivo all’Assunzione in Cielo, dopo la sua morte.   La cerimonia dell’incoronazione, nelle numerose rappresentazioni della storia dell’arte,  è solitamente officiata dal Cristo che pone la corona sul capo della Madre , seduta accanto a Lui o inginocchiata di fronte.  Sono frequenti anche le immagini  in cui Dio Padre incorona direttamente o assieme al Figlio la Vergine; Angeli, Santi e Beati possono presenziare alla scena

Madonna (senza particolari attributi)
Si intende una raffigurazione della Madonna senza il Bambino e priva di una collocazione ambientale riconoscibile, in una postura neutra, spesso in piedi in posa statuaria detta “stante” ed in assenza di attributi simbolici che possano ricondurla ad altra definizione.