Diego
Nicolás del Puerto (Andalusia), 1400 / Alcalá de Henares (Madrid) 1463. E’ uno dei santi più popolari di Spagna e delle Americhe. Fu prima eremita poi predicatore francescano.
Domenico
Spagna, 1170/1221, fondatore dei frati predicatori, poi domenicani. Durante la sua permanenza a Tolosa, ebbe una visione della Vergine Maria e la consegna del rosario, come richiesta a una sua preghiera per combattere l’eresia albigese senza violenza. Da allora il rosario divenne la preghiera più diffusa per combattere le eresie e nel tempo una delle più tradizionali preghiere cattoliche. Per questo la sua icona è frequentemente associata a quella della Madonna del Rosario. La madre, incinta di lui, sognò di partorire un cagnolino che con una fiaccola ardente in bocca, correva dando fuoco al mondo (il fuoco del Signore). Nelle sue raffigurazioni appare frequentemente l’abito domenicano, il cane con la fiaccola, una stella sulla sua fronte e, naturalmente, il rosario.
Donato
E’ stato il secondo vescovo di Arezzo, città della quale è Patrono; nacque attorno al ‘300 D.C. probabilmente ad Arezzo anche se alcune fonti lo considerano originario di Nicomedia in Turchia. La sua opera di evangelizzazione fu molto estesa e proficua. Anche se non nei primi anni dopo la morte i testi non ne fanno cenno, in seguito gli venne attribuito un martirio inflittogl i- pare – dal prefetto di Arezzo, Quadraziano, mediante decapitazione.
Elena
Drepamim (Bitinia), III sec. – ? 330 ca. Quando il figlio Costantino, sconfiggendo il rivale Massenzio, divenne padrone assoluto dell’impero, Elena ebbe il titolo più alto cui una donna potesse aspirare, quello di «Augusta». Fu l’inizio di un’epoca nuova per il cristianesimo: l’imperatore Costantino, dopo la vittoria attribuita alla protezione di Cristo, concesse ai cristiani la libertà di culto. Un ruolo fondamentale ebbe la madre Elena: forse fu lei a contribuire alla conversione, poco prima di morire, del figlio. Elena testimoniò un grande fervore religioso, compiendo opere di bene e costruendo le celebri basiliche sui luoghi santi. Ritrovò la tomba di Cristo scavata nella roccia e poco dopo la croce del Signore e quelle dei due ladroni. Il ritrovamento della croce, avvenuta nel 326 sotto gli occhi della pia Elena, produsse grande emozione in tutta la cristianità. A queste scoperte seguì la costruzione di molte basiliche. Il suo corpo riposa in un altare laterale della Basilica dell’Ara Coeli in Roma.
Emidio di Ascoli
Treviri, 273 / Ascoli Piceno, 309. Di nobile famiglia pagana si convertì al cristianesimo e si dedicò allo studio delle sacre scritture. Divenne sacerdote e svolse l’attività di predicatore acquisendo anche la fama di guaritore. Divenne vescovo di Ascoli Piceno ed entrò in forte conflitto con il prefetto romano Polimio che gli intimò di cessare la sua attività. Emidio non obbedì: anzi, convertì al cristianesimo la figlia di Polimio, Polisia. Fu fatto decapitare. È considerato protettore contro i terremoti
Emilio
Attorno alla vita di sant’Emilio non ci sono delle notizie certe. Si pensa che sia vissuto intorno al I secolo dopo Cristo; divenuto vescovo della città di Cagliari si impegna nella predicazione, diffondendo la parola di Cristo, e nell’aiuto ai più deboli. L’imperatore romano Nerone avvia una persecuzione contro i cristiani e il vescovo di Cagliari, rifiutando l’abiura alla sua fede, viene condannato a morte attraverso lapidazione: sant’Emilio affronta il suo martirio e a causa delle ferite subite muore a Sestu. Sul luogo in cui è avvenuta la lapidazione del vescovo è stata fatta costruire una chiesa romanica.
Erasmo
Anatolia, III sec. / Formia, 303 Conosciuto anche come Sant’Elmo. Vescovo di Antiochia, subì diverse persecuzioni. L’arcangelo Michele lo liberò dalla prigione e lo portò a Formia dove pochi giorni dopo morì. Durante il Medioevo il culto del santo si consolidò grazie ai commercianti e marinai di Gaeta e venne inserito tra i cosiddetti Santi ausiliatori quale patrono dei marinai e protettore dei malati di stomaco. Raffigurato nelle vesti di vescovo e con pastorale, con una fiaccola riferita ai tradizionale fuoco di Sant’Elmo.
Viene infatti messo in relazione con il santo il cosiddetto “fuoco di Sant’Elmo”. E’ una scarica elettro-luminescente provocata dalla ionizzazione dell’aria durante un temporale, all’interno di un forte campo elettrico. I naviganti consideravano la sua comparsa di buon auspicio. Il nome è dovuto al fatto che il fenomeno spesso appare sulla testa dell’albero maestro delle navi durante i temporali in mare. Una leggenda narra, inoltre, che quando il Santo venne arso vivo, forse sotto Diocleziano, sulla cima della pira del rogo si vide comparire una fiamma bluastra, ritenuta dai presenti l’anima del santo che si innalzava al cielo.
Ermete
Grecia, I secolo / Roma, 120. Liberto romano. Raffigurato in abiti di soldato
Eusebio
Sardegna, 283 circa – Vercelli, 1 agosto 371 – E’ stato il primo vescovo dell’allora appena sorta arcidiocesi di Vercelli (IV secolo), della quale è patrono oltreché patrono dell’intero Piemonte. Esponente principale della lotta contro l’eresia ariana, fu anche fondatore del luogo dove sorgerà il futuro santuario di Oropa (vicino a Biella) e del culto mariano della Madonna nera in Piemonte.
Eustachio
Roma, I / II secolo. Martire romano durante il regno dell’imperatore Adriano. Raffigurato accanto ad una cerva, con la palma del martirio, con un toro in bronzo arroventato al fuoco in ricordo del suo martirio
Fabiano
Roma, III secolo. Pontefice dal 236 al 250. Fu martirizzato per ordine dell’imperatore Decio. Raffigurato con la palma del martirio
Felice
Cantalice (Rieti), 1515/1587. Frate minore Cappuccino, di temperamento mistico, dedicò la sua vita agli ammalati e ai poveri.
Fermo
??? / Verona o Cartagine, 250. Quasi nulli i storici sulla sua vita. San Fermo è generalmente venerato assieme a Rustico. Entrambi di origine bergamasca furono perseguitati per la loro fede cristiana e decapitati fuori Verona all’epoca dell’imperatore Massimiano. I corpi furono sepolti a Cartagine e poi portati a Trieste. Un’altra tradizione li vuole nordafricani, perseguitati e uccisi a Cartagine il primo, a Lambaesis (Algeria) il secondo. In Val Camonica la tradizione vuole Fermo, assieme ai fratelli Glisente e Cristina, al seguito di Carlo Magno: stabilitosi nella valle divenne eremita e fu assistito da un’orsa, un’aquila e dallo scudiero Rustico.
Filippo Neri
Firenze, 1515 / Roma 1595. E’ stato un presbitero, educatore e attivista italiano. Fiorentino d’origine, si trasferì, ancora molto giovane, a Roma, dove decise di dedicarsi alla propria missione evangelica in una città corrotta e pericolosa, tanto da ricevere l’appellativo di «secondo apostolo di Roma». Radunò attorno a sé un gruppo di ragazzi di strada, avvicinandoli alle celebrazioni liturgiche e facendoli divertire, cantando e giocando senza distinzioni tra maschi e femmine, in quello che sarebbe, in seguito, divenuto l’Oratorio, ritenuto e proclamato come vera e propria congregazione da papa Gregorio XIII nel 1575. Per il suo carattere burlone, fu anche chiamato il “santo della gioia” o il “giullare di Dio”. Istituì il cosiddetto Giro delle Sette Chiese, un pellegrinaggio a piedi per le sette chiese principali della città, tuttora praticato dai fedeli. Proclamato santo nel 1622
Filomena
Corfù / Roma – III secolo – Il suo vero nome era Priscilla, detta “Amante della Luce” ossia fili lumena, (di qui Filomena). Secondo la tradizione Filomena sarebbe stata principessa dell’isola di Corfù. A 13 anni si sarebbe recata a Roma coi i genitori per incontrare l’imperatore romano Diocleziano che minacciava guerra al loro paese. L’imperatore, invaghitosi di lei, le offrì il trono di imperatrice di Roma. Filomena però, avendo consacrato la sua verginità a Cristo, rifiutò l’offerta e venne uccisa dall’imperatore. Il culto di Santa Filomena ha origine a Roma: il 25 maggio del 1802, durante gli scavi nella Catacomba di Priscilla sulla via Salaria, vengono scoperte le ossa di una giovane di tredici o quattordici anni e un vasetto contenente un liquido ritenuto sangue della Santa. Sul loculo, chiuso da tre tegole di terracotta, era inciso: “LUMENA PAX TE CUM FI”. Si credette che, per inavvertenza, fosse stato invertito l’ordine dei tre frammenti e che si dovesse leggere: “PAX TE / CUM FI / LUMENA” cioé: “La pace sia con te, Filomena”. I diversi segni decorativi intorno al nome inoltre – due ancore, la palma e le lance – portarono ad attribuire queste ossa ad una martire cristiana dei primi secoli.
Studi più approfonditi hanno accertato che non si trattava di sangue ma di profumi. Negli anni ’60 Filomena Santa è stata tolta dal culto liturgico.
Francesco da Paola
Paola (Cosenza) 1416 / Plessis-Les Tours (Loira), 1507. Eremita, ebbe fama di taumaturgo. Patrono dei naviganti e dei pescatori. Fondò l’Ordine dei Minimi (detti anche “Paolotti”). Raffigurato in abito da cappuccino, con un bastone e mantello a ricordo di un episodio singolare: dovendo attraversare lo Stretto di Messina con alcuni confratelli chiese ad un pescatore di traghettarlo all’altra sponda, ma questi rifiutò visto che non potevano pagarlo; Francesco legò un bordo del mantello al bastone, vi salì sopra con i due frati e attraversò lo Stretto con quella barca a vela improvvisata.
Francesco Borgia
Gandia (Aragona), 1510 / Roma, 1572. Appartenente alla nobile famiglia dei Borgia era figlio di Rodrigo Borgia, divenuto poi papa Alessandro VI. Visse per anni alla corte dell’imperatore Carlo V. Si sposò ed ebbe 8 figli. Si accostò progressivamente alla fede cattolica e studiò teologia. Alla morte della moglie prese i voti ed entrò nella Compagnia di Gesù. Fu stretto collaboratori di Ignazio de Loyola sino a diventare vicario e poi preposito generale della Compagnia. Per molti anni operò in Spagna: negli ultimi anni fu a Roma. Promosse attività missionarie in India, Brasile, Perù e Giappone Più volte rifiutò la nomina a cardinale. Fu beatificato nel 1624 e proclamato santo da papa Clemente X nel 1670.
Francesco d’Assisi
Assisi, 1181/1226. Dopo il turbolente periodo giovanile si convertì ed improntò la sua vita, le opere, le predicazioni a principi di fraternità, umiltà e povertà. E’ Patrono d’Italia
Francesco di Sales
Thorens (Savoia), 1567 / Lyon, 1622. Vescovo di Ginevra. Raffigurato con bastone pastorale. Ispirandosi alla sua figura San Giovanni Bosco diede il nome di “Società Salesiana” all’istituto da lui fondato. Raffigurato con bastone pastorale.
Francisco Solano
Montilla (Spagna), 1549 / Lima (Perù), 1610. Di nobili origini, a vent’anni entrò a far parte dell’ordine francescano. Nel 1589 lasciò la Spagna e andò Perù e poi in altri paesi dell’America Latina dove rimase vent’anni. Operò come missionario presso gli indios del Cile, di Panama e del Perù. Ricoprì la carica di rettore dei conventi del suo ordine (Frati minori osservanti) in Tucumán e Paraguay e fu eletto successivamente Superiore del monastero francescano di Lima in Perù. Fu beatificato da Clemente X il 30 giugno 1675 e canonizzato da Benedetto XIII il 27 dicembre 1726. È patrono del Cile, di Panamá, di Lima e delle missioni francescane.
Frediano
Irlanda, dopo il 500 – Lucca, 18 marzo 588. Di origine irlandese, fu vescovo di Lucca dal 566 (data presunta) fino alla sua morte. Papa Gregorio I riferisce di un miracolo narratogli dal vescovo di Luni (diocesi allora contigua a Lucca): mentre i lucchesi si affaticavano invano per deviare il corso del Serchio, che correva troppo vicino alla città e con le inondazioni causava danni continui, Frediano, dopo che era stato richiesto il suo aiuto, si avviò sul percorso che il fiume avrebbe dovuto seguire tracciando un solco con un rastrello e le acque lo seguirono docilmente. Comunque nella realtà San Frediano nel 575 fece aprire una nuova bocca del Serchio a Migliarino per tracciare un nuovo corso delle acque del Serchio