Paolo
Palestina, I secolo. Inizialmente persecutore dei cristiani fu chiamato alla fede in Cristo sulla via di Damasco fu il primo e più grande missionario: colui che assieme a Pietro fece risuonare il messaggio evangelico nel Mediterraneo. Solitamente raffigurato con un libro nella mano sinistra, mentre con la destra impugna una spada con la punta rivolta a terra.
Pasquale Baylon
Torre Hermosa (Aragona), 1540 / Villareal (Valencia), 1592. La sua vita testimonia un impegno sull’Eucarestia. Per questo fu chiamato “Teologo dell’Eucarestia”. Viene generalmente raffigurato con accanto un ostensorio.
Pellegrino
detto san Pellegrino delle Alpi o san Pellegrino in Alpe era, secondo la tradizione, un principe irlandese che avrebbe rinunciato alle ricchezze per effettuare un viaggio di pellegrinaggio in Terrasanta e sarebbe morto poi in Italia sull’Appennino tosco-emiliano, dove sorse presto un culto legato alla sua figura e a quella di san Bianco, che è tradizionalmente indicato come suo unico compagno di romitaggio. Sebbene oggetto di grande venerazione da parte dei cattolici tosco-emiliani che li celebrano il 1º agosto, entrambi non sono riconosciuti ufficialmente come santi dalla Chiesa cattolica.
Pietro
Galilea, I secolo / Roma, 67. Apostolo scelto da Cristo a fondamento dell’edificio ecclesiale. Martirizzato mediante crocifissione nel 67 sotto l’impero di Nerone. Generalmente raffigurato con in mano le chiavi.
Prospero
?? / Reggio Emilia, 466. Poche sono le notizie che si sanno sulla vita di Prospero. Si sa che fu Vescovo di Reggio Emilia per 22 anni. Sembra comunque che il suo culto fosse molto antico e che fosse venerato dal popolo più per le sue virtù che non per la narrazione della sua vita. Sono note per due omelie del X° secolo che ne ricordano per il suo senso di carità e per la traslazione del suo corpo. Infatti pur essendo il Santo patrono di Reggio Emilia la cattedrale non era a lui dedicata; ma a Reggio esiste ancora la chiesa che lui aveva costruito e dedicato a S. Apollinare. Il suo culto si diffuse tra il XI e il XIV secolo. Dopo il concilio Tridentino si ridusse alla sola Reggio.
Attributi: abito episcopale, libro e modello di Reggio Emilia
Quirino
Siscia, antica Pannonia (oggi Sisak, Croazia), III / IV secolo. Fu vescovo della città. Si narra che Quirino subì la persecuzione, voluta dall’imperatore Diocleziano con l’editto di Nicomedia del 303. Dopo aver tentato inutilmente la fuga fu arrestato nel 309. Sottoposto a duro interrogatorio fu sollecitato ad ubbidire agli ordini imperiali e a bruciare l’incenso agli dei pagani, ma Quirino oppose un deciso rifiuto che gli costò la flagellazione e la reclusione nelle carceri di Massimo, dove compì diversi prodigi. Fu poi condannato a morte: condotto su di un ponte sul fiume Perint gli fu legata una macina da mulino al collo e fu gettato nelle acque del fiume.
A seguito delle invasioni barbariche della Pannonia iI resti del santo furono portati nell’antica chiesa di San Michele Arcangelo di Correggio. Nel 1654 il vescovo di Forlì inviò una reliquia del santo a San Marino, i cui abitanti da secoli veneravano il santo come compatrono del piccolo stato.
Ranieri
Pisa, 1118 / 1161. Ricco mercante, si convertì e soggiornò a lungo in Terra Santa come eremita. Ritornò a Pisa e rimase nel convento di San Vito fino alla morte.
Remigio
Laon (Francia), 437 / Reims, 533. Vive durante l’epoca di passaggio tra la caduta dell’impero romano d’occidente e le prime invasioni barbariche. Remigio appartiene al ceto nobile dei galli ormai inseriti nella cultura latina da più di quattro secoli di dominazione. Diventa Vescovo di Reims a trent’anni nel 770. La Francia in quel tempo è occupata da Visigoti, Burgundi e Alemanni: verranno poi i Franchi che occuperanno quasi tutta la nazione. E’ appunto con il re dei Franchi Clodoveo, quindicenne, che Remigio inizia un rapporto di consigli e ammonizioni al giovane re riconoscendone la regalità. Questo rapporto tra Vescovo cattolico e re ariano favorisce Clodoveo che riesce a creare una maggior adesione tra elementi ariani e gallo-romani. Sul re agiscono sia la moglie Clotilde, già cattolica, che Remigio, che lo istruisce direttamente sulla fede. Nel 500 il re viene battezzato dallo stesso Remigio. Ma l’attività di evangelizzazione dell’uomo non finisce: viene portata avanti fino alla morte dopo la quale verrà acclamato Santo sull’onda del fervore popolare. Emblemi: il bastone pastorale e la fiala di olio.
Reparata
Cesarea marittima (Palestina) … / 250. E’ stata una giovane martirizzata durante le persecuzioni dell’imperatore romano Decio. Le fonti antiche non ne parlano: neanche il padre della storiografia ecclesiastica, Eusebio, che fu proprio vescovo di Cesarea tra il 313 e il 340 e che ha tramandato memoria di tanti martiri della sua città, ne fa mai menzione. Il primo a ricordarla fu Beda il Venerabile nel suo Martirologio (VIII secolo). Fu ascritta nel Martirologio Romano (1586 – 1589) al giorno 8 ottobre, quello in cui avrebbe subito il martirio. Secondo la Passio, sarebbe stata una fanciulla di nobile stirpe: durante le persecuzioni dell’imperatore romano Decio (tra il 249 e il 251), essendosi rifiutata di sacrificare agli dei, all’età di 12 anni sarebbe stata sottoposta a varie torture e poi decapitata. Fu molto popolare durante il Medioevo, particolarmente venerata in varie località italiane (Toscana, Abruzzo e Sardegna) e francesi (Corsica e Provenza).
Rita da Cascia
Roccaporena (Perugia), 1381 / Cascia, 1457). Il suo nome era Margherita Lotti. Si sposò ed ebbe due figli: ma il marito fu ucciso ed i figli morirono presto. Prese i voti ed entrò in un monastero agostiniano a Cascia.
Secondo la tradizione devozionale nel 1442, ritiratasi in preghiera, avrebbe ricevuto una spina dalla corona del Crocifisso conficcata in fronte. Inoltre sulla sua culla, alla nascita, sarebbero apparse api bianche come nere sarebbero apparse sul suo letto di morte. Prima di morire, in pieno inverno, avrebbe chiesto di avere accanto a sé una rosa fiorita miracolosamente nel suo orto. Beatificata da papa Urbano VIII nel 1628, è stata proclamata santa da papa Leone XIII nel 1900.
Rosa
Lima (Perù), 1586 / 1617. Di nobile e ricca famiglia spagnola aspirò da presto alla vita religiosa. Il suo modello di vita e di fede fu sempre Caterina da Siena. A vent’anni vestì l’abito del Terz’Ordine, oggi Laicato Domenicano, dell’Ordine dei Predicatori (Domenicani).
Fu la testimonianza della Santa Senese a sviluppare ancora di più in Rosa l’amore incondizionato per Cristo, per la sua Chiesa e per i fratelli indios verso i quali nutriva una profonda solidarietà sin dall’infanzia. Le fu ben presto concesso di allestire nella casa materna, situata nel centro di Lima, una sorta di ricovero per assistere i poveri, i bisognosi, bambini e anziani abbandonati e specialmente di origine india.
Come Caterina, Rosa soffrì la Passione del Signore sulle sue carni; provò pure la sofferenza della notte oscura, ed ebbe anche il dono delle nozze mistiche. In più la sua vita spirituale fu caratterizzata di altri vari carismi come quello di compiere miracoli di vario genere, della profezia e della bilocazione. Si ritirò in un’angusta cella di circa due metri quadrati, ubicata sempre nel giardino della casa materna, fredda d’inverno e afosa d’estate, per meglio pregare in unione con il Signore. Ne usciva soltanto per partecipare alle funzioni religiose. Per tutta la vita condivise particolarmente la sofferenza dei fratelli indios, avviliti, emarginati, vilipesi e maltrattati soltanto a motivo della loro diversità di razza e di condizione sociale. Morì consumata dalle penitenze.
E’ raffigurata con l’abito domenicano, con una corona di rose sul capo, in grembo o su un vassoio.
Rocco
Montpellier, 1346 / Angera (Varese) 1379. Terziario francescano. Risiedette per lungo tempo ad Acquapendente dove guadagnò la fama di guaritore degli ammalati di peste. Arrestato per il sospetto di spionaggio morì in prigione. Il suo culto si diffuse straordinariamente, soprattutto nell’Italia del Nord. Protettore contro la peste, epidemie e catastrofi, malattie del bestiame. Raffigurato in vesti da pellegrino (bastone, fiaschetta, conchiglia, cappello largo). Mostra una piaga su una gamba. Accanto il suo cane con il pane in bocca.
Sebastiano
Milano, 263 / Roma, 304. Membro dei pretoriali, le guardie al servizio dell’imperatore, portava conforto ai cristiani. Accusato di aver tradito la fiducia di Diocleziano fu condannato al supplizio delle frecce e infine gettato nella Cloaca Massima. Raffigurato legato a una croce a X, con frecce infisse sul corpo, palma del martirio.
Serafino
Montegranaro, 1540 / Ascoli Piceno, 1604. E stato un religioso italiano, fratello laico cappuccino. Peregrinò per tutti i conventi delle Marche, perché, nonostante la buona volontà e la massima diligenza che poneva nel fare le cose, non riusciva ad accontentare né superiori, né confratelli, che non gli risparmiarono rimproveri, spesso motivati dalla sua eccessiva generosità. Nel 1590 si stabilì definitivamente ad Ascoli Piceno, dedicandosi particolarmente all’attività di monaco questuante, visitando così quasi tutta la popolazione di Ascoli, che in breve tempo si affezionò talmente a lui, che quando nel 1602, si paventò che potesse essere trasferito altrove, tutta la cittadinanza si rivolse ai superiori dell’Ordine, affinché non venisse allontanato da Ascoli. Fu molto devoto al crocefisso ed al santo rosario, strumento che utilizzava per la sua attività di evangelizzazione. Aveva 64 anni e la fama della sua santità si diffondeva per Ascoli, quando egli stesso chiese con insistenza il viatico.
Simone Stock
Inghilterra, XIII secolo / Bordeaux, 1265. Priore dell’ordine dei Carmelitani inglese. Ebbe una visione della Madonna che gli rivelò il privilegio dello scapolare. Il culto del santo, come anche l’iconografia, è quindi strettamente legato alla Madonna del Carmelo. Raffigurato con il caratteristico stolone dei Carmelitani).
Sofia
Roma, I secolo – II secolo – Secondo la tradizione era una matrona di origine italica sposa di un senatore e madre di tre figlie, a cui aveva dato i nomi delle tre virtù teologali: Pistis, Elpis, Agape. Traducendo in italiano questi nomi di origine greca, si può dire che la madre si chiamasse Sapienza e le figlie si chiamassero Fede, Speranza e Carità. Dopo la morte del marito, da lei convertito al cristianesimo, soccorse con i suoi beni i poveri e svolse opera di proselitismo a Roma. Denunciata dal prefetto di Roma. Sperando di costringerla a rinnegare Cristo, Adriano fece torturare e decapitare una dopo l’altra le sue figlie sotto gli occhi della madre, che le esortava a restare salde nella fede cristiana, nella speranza della vita eterna. Sofia morì tre giorni dopo, mentre pregava e piangeva sulla loro tomba, nella quale fu sepolta anche lei. La tomba di Sofia e delle figlie è in un cubicolo della catacomba di San Pancrazio sulla via Aurelia, dove è tuttora visibile. L’iconografia rappresenta le quattro donne vestite a lutto, con la madre che protegge le figlie sotto il proprio mantello.
Stefano
Grecia I secolo a.C. / I secolo d.C. È il protomartire, cioè il primo cristiano ad aver dato la vita per testimoniare la propria fede in Cristo e per la diffusione del Vangelo. Il suo martirio, avvenuto per lapidazione alla presenza di Paolo di Tarso prima della conversione, è descritto negli Atti degli Apostoli. Raffigurato con la palma del martirio e sasso della lapidazione.
Taddea
Terrinca (Stazzema), 1583. Taddea fu terziaria francescana. Dedicò la sua vita ad opere di carità. Considerata “beata” anche se non ci fu mai un processo canonico in merito.
Terenz(i)o
Avenza, VII secolo. Forse originario di Luni (famiglia dei Terenzi), fu vescovo di Luni. Martirizzato da un gruppo di briganti. Il suo corpo trasportato a San Terenzo Monti. Rappresentato come anziano vescovo o giovane soldato.
Terenziano
Visse probabilmente tra il I e il II secolo. Non si hanno molte notizie storiche sulla sua vita, ma è considerato il primo vescovo della Chiesa di Todi (PG) e subì il martirio sotto l’imperatore Adriano. Secondo la tradizione il suo corpo è sepolto in una località oggi conosciuta con il nome di San Terenziano nel comune di Gualdo Cattaneo (PG). È rappresentato con la palma e il pastorale vescovile. In località Rossano di Zeri, nella chiesa di S. Giovanni Battista, una delle due campane reca in bassorilievo S. Terenziano Vescovo e mostra la data del 1686. A Cavriago (RE), la chiesa parrocchiale è dedicata a questo Santo.
Teresa d’Avila
Avila (Spagna), 1515 / Alba de Tormes, 1582. Al secolo Teresa Sánchez de Cepeda Dávila y Ahumada. Entrata nel Carmelo di Avila a vent’anni, fuggita di casa, dopo un travagliato percorso interiore che la condusse a quella che definì in seguito la sua “conversione”, divenne una delle figure più importanti della Riforma cattolica grazie alla sua attività di scrittrice e fondatrice delle monache e dei frati Carmelitani Scalzi, e grazie alla fondazione di monasteri in diversi luoghi di Spagna. Morì durante uno dei suoi viaggi. Fu autrice di diversi testi nei quali presenta la sua dottrina mistico-spirituale e i fondamenti e le origini del suo ideale di Riforma dell’Ordine carmelitano. Proclamata beata nel 1614 e poi santa da papa Gregorio XV nel 1622, fu annoverata tra i dottori della Chiesa nel 1970 da Paolo VI.
Teresa di Lisieux
Alençon (Francia), 1873 / Lisieux (Francia), 1897. Al secolo Marie-Françoise Thérèse Martin, crebbe in una famiglia molto religiosa (i suoi genitori vennero beatificati). A 14 anni entrò nel convento delle Carmelitane: ubbidienza, preghiera, sacrificio erano il suo programma. Ha lasciato i suoi diari contenenti memorie, riflessioni, crisi spirituali, poesie, lettere, preghiere, opere teatrali Morì di tubercolosi a 25 anni. È conosciuta anche come Santa Teresa del Bambin Gesù.
Beatificata il 29 aprile 1923 da papa Pio XI, fu proclamata santa dallo stesso papa il 17 maggio 1925. Nel centenario della sua morte fu proclamata dottore della Chiesa.
Vincenzo di Saragozza
Huesca (Spagna), I secolo / Valencia. Martirizzato sotto l’impero di Diocleziano. Sottoposto a varie terribili torture, tra le quali il torcimento degli arti e la graticola di ferro infuocata, gli fu legata al corpo una macina di pietra e fu gettato in mare: morì ma il suo corpo alla fine riemerse. Solo allora il suo corpo ebbe degna sepoltura. Raffigurato con una macina di pietra, con la graticola del martirio e, in quanto martire, con una palma. Il Nuovo Messale Romano del 1570 unì in un’unica memoria la commemorazione sia e di Sant’Atanasio il Persiano.
Vincenzo Ferrer
Valencia, 1350 / Vannes (Bretagna), 1419. Domenicano, fu grande oratore e per questo chiamato “la tromba di Dio”. Rappresentato con l’abito domenicano, con l’indice della mano rivolto verso il cielo e la fiamma dello Spirito Santo ardente sul capo. Molto spesso stringe una croce o regge un giglio. Talvolta è raffigurato come angelo dell’apocalisse: ha, quindi, le ali, e regge la tromba e a volte il libro della Bibbia
Vitale
Milano / Ravenna, fra il III e il IV secolo. Marito di Santa Valeria, padre di Gervasio e Protasio, anch’essi santi. Soldato consolare, si convertì al cristianesimo e per questo fu condannato a morte e sepolto vivo a Ravenna. Raffigurato vestito da soldato a cavallo che solleva uno stendardo, con lancia, spada e mazza, strumento del martirio della sua sposa Valeria.
Venanzio
Piacenza (?), metà VI secolo / Albacina (Marche), 603. Nato da nobile famiglia fu nominato vescovo di Luni dal papa san Gregorio Magno, con il quale tenne una nutrita corrispondenza. Fu contemporaneo del santo eremita Venerio e resse la sua diocesi in tempi difficili per la Chiesa. Caduto l’impero di occidente, dopo le invasioni e le guerre greco-gotiche, nella latitanza dei poteri civili si trovò ad essere l’autorità di più alto riferimento nelle terre di confine tra i popoli italici dominati dai Longobardi e quelli dominati dai Bizantini. Probabilmente fu lui a organizzare l’evangelizzazione della Lunigiana. Per incarico di Papa Gregorio svolse delicate missioni, come nella Chiesa di Fiesole e nella controversia tra il vescovo di Milano, Diodato, e il vescovo Teodoro. Raffigurato in abiti da vescovo, con mitria e pastorale
Veneranda
Gallia, ca. 100 – Roma, ca. 144. Detta anche Venera; nel “Catalogo Sanctorum” redatto negli anni 1369-1372 è citata Santa Veneranda vergine, nata in Gallia (odierna Francia) nel II secolo e martire a Roma durante la persecuzione dei cristiani al tempo dell’imperatore Antonino Pio (138-161).